Vivere in camper come scelta e non come necessità. Una grande differenza
Quarantotto anni di abitudini sono difficili da dimenticare?
La risposta non è uguale per tutti perché non tutti siamo uguali anche se in realtà passiamo la vita a cercare di somigliarci l’uno all’altro.
Quando mi sono trasferito in camper ho capito immediatamente perché sentivo un grande senso di libertà: lo spazio ridotto avrebbe necessariamente cambiato le mie abitudini e questo doveva avvenire come un taglio di netto.
Il camper mi ha insegnato a vivere con l’indispensabile ma soprattutto a non pensare di aver rinunciato a qualcosa.
Il giorno che ho chiuso la porta di casa sono uscito con uno zainetto in cui avevo tutte le mie “cose” essenziali per vivere dignitosamente. E non me ne sono mai pentito.
Da quell’armadio pieno di vestiti, alcuni di essi mai indossati e ancora incellofanati, sono usciti pochi capi che ancora oggi ho.
Fondamentalmente mi sono accorto che nel tempo ero diventato un accumulatore del superfluo, solo perché quel mobile tanto grande andava riempito.
La stessa cosa era successa con i soprammobili sparsi per le stanze, un appartamento da 100 mq non deve apparire vuoto ma vissuto anche da “cose”, da oggetti inanimati che fanno nuovamente parte del superfluo.
Si hanno due vite. La seconda comincia il giorno in cui ci si rende conto che non se ne ha che una
Confucio
Ecco. Vivere in camper mi ha messo un’ altra volta ad un bivio con svolta obbligatoria e mi ha liberato dalla dipendenza dall’ eccedere rispetto al bisogno in ogni mio pensiero e comportamento.
Questo è il mio concetto di Libertà.
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